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Scialla! - Recensione

18/11/2011 | Recensioni |
Scialla! - Recensione

“Scialla!” ovvero, nel gergo giovanile romano, “stai sereno!”, “prendila leggera”: il titolo è davvero un bell’invito. Tranquillizzante quanto meno. E di questi tempi un’esclamazione del genere può senza dubbio aiutare, almeno a tirare su il morale. Cosa non da poco. E’ quello che fa questa commedia leggera-ma-non-troppo (vincitrice alla Mostra di Venezia della sezione “Controcampo italiano”), interessante esordio alla regia del prolifico sceneggiatore Francesco Bruni (autore, fra gli altri, di molti successi di Paolo Virzì e del Montalbano televisivo).
La storia è quella di Bruno Beltrame (Fabrizio Bentivoglio), professore che ha lasciato l’insegnamento e si guadagna da vivere con lezioni private e scrivendo su commissione biografie di calciatori, starlette e personaggi della televisione. Attualmente impegnato nella scrittura della storia di Tina (Barbora Bobulova), ex pornostar slovacca divenuta produttrice di film hard, Bruno passa le sue giornate assorbito dal tran-tran di ripetizioni a domicilio a studenti svogliati tra i quali spicca Luca (il promettente esordiente Filippo Scicchitano), ignorante ma vitale e irriverente. Un giorno, a sorpresa, la madre del ragazzo fa a Bruno una rivelazione sconvolgente: Luca è suo figlio, un figlio di cui ha sempre ignorato l’esistenza. Non è tutto, la donna sta per partire per un lavoro di sei mesi come cooperante in Africa e suo figlio non può e non vuole seguirla. La donna chiede a Bruno di ospitare Luca in casa sua e di occuparsene ma senza rivelargli la sua vera identità. Ha inizio così una strana convivenza fra il professore e l’adolescente inquieto, sei mesi durante i quali Luca dovrà confrontarsi con una figura maschile adulta e Bruno non potrà sottrarsi dal prendersi cura di quel figlio che è improvvisamente piombato nella sua vita e che rischia di mettersi in guai seri.
Un padre e un figlio, un incontro-scontro tra una specie di ‘big Lebowski’ dall’accento veneto, apatico, stropicciato e spettinato, un professore che ha lasciato l’insegnamento perché l’ha visto “rovinare le migliori menti della sua generazione”, e un quindicenne romano, ‘coatto’ e ignorante come una capra che, in cima ai personaggi illustri della storia, mette “Il Capitano” (Totti, ovviamente) dedicandogli il compito in classe di italiano. Una coppia improbabile ma destinata a scoprirsi forte, due anime “perse”, due uomini che ritrovano la capacità di comprendere ognuno i dolori dell’altro. Come quell’immagine classica di Enea che si carica sulle spalle il peso del padre Anchise (e così farà Luca con Bruno) richiamata più volte nel film, un’immagine forte, che contiene quel messaggio di ‘pietas’ intesa nel suo senso profondo di compassione e rispetto per gli altri: una lezione ‘urlata’ finalmente da un padre che si scuote davanti al figlio che rischia di perdersi. Una delle anime portanti del film è proprio la riabilitazione della figura del padre che, per ammissione dello stesso regista, negli ultimi tempi è balzata agli onori delle cronache solo per fatti ‘brutti’, si proprio quei padri che, forse, davvero “hanno perso un po’ d’identità”. Ed ecco che una specie di novello Geppetto divenuto professore di lezioni private colora di nuove tinte la figura di un genitore tardivo, impaurito e impacciato, ma infine capace di trovare il coraggio di vivere e di amare. 
Molto azzeccati anche i personaggi di contorno tra cui spiccano la ex pornostar dell’Est ‘ripulita’ che suona Chopin nel salotto della sua bella casa borghese (una inedita Bobulova) e il ‘boss del quartierino’, ex allievo del professore, che traffica in droga ma che ama la poesia, la pittura e organizza colti ‘cineforum’ nella sua villa (un bravo Vinicio Marchioni che cita Pasolini e che nei titoli di coda fa il verso al suo personaggio della serie TV “Romanzo criminale”).
Con un occhio ad alcuni momenti davvero divertenti ma anche con uno sguardo leggero sulla difficoltà di prendersi le responsabilità della vita, il film vola via senza un intoppo per i suoi 95 minuti aiutato anche dal ritmo di una colonna sonora piacevole. E ci piace prendere nota di un nuovo sottogenere ribattezzato dal regista “commedia scialla” cioè commedia dai ritmi blandi, tranquilli, inno al vivere quieto: perché dove sta scritto che si debba vivere sempre a folle velocità? 
E allora “Scialla!”, come cantano i rapper Amir Issaa e Caesar Productions nel trascinante motivo rap che accompagna i titoli di coda del film. Benedetta sana ‘sostenibile’ leggerezza dell’essere!

Elena Bartoni

 


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